Gli incendi che da mesi stanno devastando l’Australia sono drammatici, inaccettabili e ci spingono ad una profonda riflessione: possiamo davvero continuare a vivere non curanti dell’Ambiente ricevuto in dono?

GLI INCENDI IN AUSTRALIA: UNA CATASTROFE SENZA PRECEDENTI

Il numero di vittime ammonta a 26, più di 12 milioni di acri in Australia sono stati bruciati dagli oltre 200 incendi che hanno devastato il continente, facendo registrare la più grave evacuazione nella storia del Paese: oltre 100 mila gli sfollati tra residenti e turisti costretti a fuggire. I danni al territorio e all’ecosistema Australiano sono inestimabili: sono quasi mezzo miliardo gli animali morti negli ultimi mesi.
Gli incendi (causati nella maggior parte dei casi dall’azione dolosa dell’”uomo”) sono molto comuni durante il periodo estivo, alimentati dal basso tasso di umidità, dalla scarsità di precipitazioni e dalle temperature torride (ben oltre i 40°). Solamente un paio di settimane fa l’Australia ha registrato temperature medie di 44 gradi, altissime se si pensa agli anni passati: un aumento causato per gran parte dai cambiamenti climatici.
Il numero dei giorni di caldo estremo in Australia è aumentato, secondo la rivista Nature, da quasi zero nel periodo 1910 – 1920 ad una media di 15 all’anno nei decenni successivi e la temperatura media è aumentata di 3 gradi Fahrenheit in 100 anni. I cambiamenti climatici non hanno fatto altro che aumentare la probabilità di una catastrofe come quella attuale: gli incendi negli ultimi 40 anni sono stati sempre più numerosi soprattutto nel sud – est del Paese.
Le condizioni climatiche senza precedenti che hanno scatenato gli incendi sono quindi conseguenza di un problema meteorologico intensificato nel corso degli anni dal surriscaldamento terrestre. La situazione è destinata a peggiorare e per chi, come il Primo Ministro Australiano, Scott John Morrison, non crede ancora al climate change, è un dato da tenere in considerazione. Il Climate Change Performance Index (CCPI) 2020 indica il Paese Australiano alla 56^ posizione su 61 nella classifica generale, assegna il peggior punteggio (pari a 0) nella valutazione della politica climatica.

L’ULTIMO IMPERATIVO: RISORGERE CON POLITICHE E SCELTE AMBIENTALISTE

Quello che sta accadendo è inaccettabile: è necessario da subito un cambio radicale da parte dei singoli Stati Nazionali e delle organizzazioni internazionali verso politiche ecosostenibili e rispettose dei nostri fragili ecosistemi. Tutte le aziende (dalle dimensioni più o meno grandi) devono poi impegnarsi in scelte di forte discontinuità rispetto al passato: continuare a inquinare, con il mito della produzione sfrenata e incontrollata, non porterà a un arricchimento generale, bensì a un impoverimento e devastazione senza precedenti.
I consumatori devono essere poi ben consapevoli del potere loro riconosciuto: è solamente attraverso le loro scelte che può cambiare il vento. Premiare aziende ecosostenibili significa incentivare l’economia green e rispettosa del nostro ecosistema: è da loro che dipende il nostro futuro.
Da anni Gruppo Gabel si è dimostrato attento e sensibile a queste tematiche, come nessun’altra azienda nel panorama del tessile per la casa e biancheria domestica: abbiamo quindi scelto di utilizzare solamente energia 100% rinnovabile per tutti i nostri stabilimenti, cercando di impattare il meno possibile nei territori in cui produciamo (l’intera produzione è localizzata in Italia), da oltre 20 anni abbiamo lanciato una collezione, Naturae, che utilizza solamente tessuti naturali, organici, grezzi e non tinti, un packaging interamente plastic free e possiamo vantarci di certificazioni che attestano la nostra sensibilità e attenzione verso tematiche ambientali (da ultima la più importante, STeP).
Il punto di non ritorno è vicino, la Terra non ha bisogno di noi. Siamo sull’orlo del baratro: o risorgiamo come esseri umani, con nuove idee e politiche rispettose e in armonia con il creato, o saremo destinati a un futuro di cambiamenti climatici dalle proporzioni incalcolabili e dalle conseguenze nefaste.

Noi di Gabel siamo pronti, e voi?